Lontani dagli occhi del mondo

Lontani dagli occhi del mondo

 

 

Mai alcun fiore ebbe il tuo profumo,

né nessun astro il tuo splendore.

Da allora conobbi il tuo volto

E mi confidai al tuo cuore.

 

Lontani dagli occhi del mondo…

 

Nulla ebbe nome più sublime

delle nostre angosce,

dei nostri segreti

e delle lacrime incendiarie,

fucine ardenti dei nostri sentimenti.

 

Lontani dagli occhi del mondo…

 

Mi inebriai della tua dolcezza

e scrissi trai i miei fogli di memorie

amore e amicizia,

poiché eri tu a darne senso.

 

Lontani dagli occhi del mondo…

 

Non piangere bella mì.

Non piangere se il tempo, tiranno,

cospirerà contro di noi.

 

Conserveremo in eterno i ricordi

e ne rileggeremo il suono,

per non dimenticare la melodia che

io e te componemmo,

quando ci rifugiavamo nell’antro dei nostri segreti.

 

Lontani dagli occhi del mondo…

 

Vieni.

Dammi la mano…

C’è ancora strada da fare.

Non ne odi il richiamo?

Andiamo.

 

Lontani dagli occhi del mondo…

 

 

 

 

per te bella mì…

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

Un commento:

  1. sei un bravissimo poeta tutto speciale…complimenti davvero….le tue sono meravigliose poesie cariche di emozioni e capace di suscitarne tante in tutta la loro semplicità…mi viene in mente una poesia che ti potrebbe descrivere bene…L’albatro

    Per dilettarsi,
    sovente, le ciurme
    catturano degli àlbatri, marini
    grandi uccelli, che seguono, indolenti
    compagni di viaggio, il bastimento
    che scivolando va su amari abissi.
    E li hanno appena sulla tolda posti
    che questi re dell’azzurro abbandonano,
    netti e vergognosi, ai loro fianchi
    miseramente, come remi, inerti
    le candide e grandi ali. Com’è goffo
    e imbelle questo alato viaggiatore!
    Lui, poco fa sì bello, com’è brutto
    e comico! Qualcuno con la pipa
    il becco qui gli stuzzica; là un altro
    l’infermo che volava, zoppicando deride.
    Come il principe
    dei nembi
    è il Poeta; che, avvezzo alla tempesta,
    si ride dell’arciere: ma esiliato
    sulla terra, fra scherni, camminare
    non può per le sue ali di gigante.

    Tu caro poeta sei come quest’albatro…che vola tranquillo,
    libero e spensierato nel suo mondo di poesia, ma si sente sperduto e solo nel
    mondo di tutti…sei davvero speciale e unico…

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