Perché lo spot Buondì Motta è geniale

Care mamme “indignate” per lo spot Motta dei Buondì, dovreste sapere giusto un paio di cose. Nel mondo culturale (cinematografico e letterario) esistono un paio di generi (che molto spesso si uniscono e fondono assieme): la satira, il trash, ed il demenziale.
Se usati bene, ed alla perfezione, fanno riflettere. E non poco. In ambito nostrano potremmo ricordare la serie di “Fantozzi” (che tanto avete amato, ma solo alla scomparsa di Paolo Villaggio pubblicando post melensi sui social), in ambito internazionale c’è la filmografia (o gran parte di essa) del grande John Landis (da “Animal House” per poi passare sino ai “Blues brothers”). Ultimamente in ambito fantastico e supereroistico il genere è tornato alla ribalta (con una rilettura personale del regista) con gli ultimi due film di James Gunn: I guardiani della Galassia, vol. 1 e vol. 2.
Ma veniamo un al punto del discorso: perché la pubblicità Motta è geniale? Anzitutto per la brevità: in 30 secondi non è facile dire molto o tutto, ma il regista ci riesce. Come? facendo parlare costumi e scenografia: lo scenario di sfondo è un ampio giardino (probabilmente di una grande villa) il che fa dedurre lo status sociale della famiglia: sicuramente post borghese. Come post borghesi sono gli abiti dei personaggi: candidi, bianchi, eleganti. Fin troppo per essere indossati nella propria dimora. Post borghese anche il linguaggio verbale utilizzato da madre e figlia (ma sopratutto da quest’ultima): impeccabile e quasi dolcestilnovista. Quindi surreale, anche perché è una bimba di poco più di 10 anni ad utilizzare quello specifico registro linguistico. Qui parte la vera e propria satira: la critica nei riguardi di quella particolare estrazione sociale, stereotipato negli anni dalla falsissima e costruita famiglia targata “Mulino bianco“. Tanto è ben scritta e messa in scena, che la famiglia post borghese proposta da Motta sembra essere uscita direttamente da “Teorema” di Pier Paolo Pasolini.
Altro aspetto geniale dello spot è l’universalità: in quei 30 secondi si poteva reclamare qualsiasi tipo di prodotto, non solo le merendine Motta. Non solo. Non si è fatto caso che a salvarsi, almeno per ora, è solo la bambina. Prima la madre, poi il padre, sono le uniche vittime dell’asteroide. L’adolescente viene risparmiata poiché, magari, è ancora in tempo per salvarsi e cambiare in meglio. Lo spot in questione racchiude, pertanto, i tre generi accennati prima: il trash (rappresentato dall’asteroide che colpisce il giardino), la satira (la critica post borghese), la demenzialità (è la cornice in cui si racchiude il tutto).
Care mamme, se riusciste a recuperare parte dei prodotti filmici di cui sopra e che fanno parte di tali generi (il campo letterario è enormemente più vasto) magari riuscirete a rivedere e “rileggere” lo spot Buondì Motta nel verso giusto.
Ogni tanto uscire dal falso perbenismo democristiano fa bene a mente e spirito, facendovi rendere conto di quanto sia colorato il mondo che vi circonda. Non con i colori psichedelici dei PinkFloyd, però. Quello sarebbe chiedervi troppo.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

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