Quanto tempo è passato? Poco dal mero punto di vista cronologico, tanto invece per quello politico. Basti pensare che alle elezioni del 24-25 febbraio 2013, Berlusconi perde 6 milioni e mezzo di voti con l’allora PDL. Il Partito Democratico, svilito dalle politiche «lacrime e sangue» di Mario Monti, abbandona per strada 3 milioni e mezzo di voti arrivando a pari merito con il Movimento 5 Stelle. Movimento, quest’ultimo, che passò dallo 0% al 25%.
Grazie al Porcellum, Bersani guadagna un premio di maggioranza solo con l’alleanza con SEL. Ciononostante fu impossibilitato a governare. Per il resto, ricordiamo l’epilogo: passaggio di testimone ad Enrico Letta (per gentile concessione di Re Giorgio Napolitano) che verrà poi deposto dal trono dopo un profetico #Enricostaisereno pronunciato da Renzi.
Oggi? Oggi coloro i quali venivano additati come «giacobini» (si parla chiaramente dei pentastellati) sono riusciti non solo ad incanalare rabbia e malcontento del popolo italiano, ma sopratutto a passare l’esame di maturità. Dopo la scomparsa di Casaleggio, dopo la messa in panchina di Grillo, tutti davano per dispersi le nomenclature M5S. Invece, al di là di ogni aspettativa, son riusciti addirittura a presentare anzitempo una potenziale squadra di Governo, attingendo nomi e professioni dalla società civile.
Di contro canto, gli statisti, gli esperti sono stati sommersi da «mafia capitale», caso Consip, Banca Etruria e via discorrendo.
Il Movimento, per queste elezioni, ha raggiunto e superato il 30 percento. Unico malus? Il Rosatellum, ovviamente. Una legge elettorale pensata unicamente per escludere, nonostante i numeri e le preferenze, chi come il M5S non è dedito ad inciuci e pratiche affini.
La governabilità del Paese si manifesterà solo nelle prossime settimane, mentre un altro dato è chiaro: gli italiani hanno scelto il cambiamento. Ma anch’esso, affinché possa essere applicato pienamente, deve potersi tradurre nella pratica.