Prima le fake news, poi il bufalino d’oro. Per quanto condivisibili alcune idee, l’effetto maggiore provocato dal blog di Grillo è abbastanza discutibile. Benché l’obiettivo principale sia quello di attirare l’attenzione di media e non solo, il noto house organ del M5S rischia come al solito di fare danno nonostante i potenziali positivi intenti. L’ultima bordata, dopo la scampata querela da parte del Tg di La7 capitanato da Enrico Mentana, è stata la consegna virtuale del “bufalino d’oro” alla Rai rea di non offrire un servizio informativo imparziale.
Premesso che “non credo” nel servizio pubblico in generale, benché meno in quello informativo, c’è da dire che Grillo è sia un po’ fuori tempo che fuori tema.
Così, a naso, credo che i danni che dovrebbe pagare la Tv di Stato non siano solo le “fake news” o presunte tali. Elenco random:
– direttori TG al soldo dei partiti di maggioranza (Minzolini docet);
– spreco di denaro pubblico non reso noto, alla faccia della legge sulla trasparenza (vd alla voce San Remo, Benigni e affini);
– epurazioni dei giornalisti non allineati;
– mancata pubblicazione dei super stipendi dei presentatori di punta (Fazio ne sa qualcosa);
– ostruzionismo nei riguardi di format, tematiche e posizioni politiche poco gradite (avete già dimenticato le telefonate di Masi a Michele Santoro?);
– dirigenze scelte dai partiti di maggioranza.
L’elenco potrebbe proseguire oltre, tante sono state le mancanze negli anni, assieme ai costanti tentavi (riusciti) da parte delle diverse maggioranze di Governo di controllare l’informazione.
Il compito di qualificare una notizia come tale o come bufala, la facoltà di decretare la qualità di un telegiornale e dei programmi, anche di approfondimento, spetta ai cittadini. Non è (solo) Grillo a dover gridare a gran voce lo scandalo che è alla base di un (dis)servizio pubblico. L’urlo deve venire dal popolo. Che presto pagherà, com’è d’uopo, il canone. E la storia si ripete.