Non sempre
alcune realtà brillano come dovrebbero. Troppo spesso rimangono sottaciute; altre
volte si coprono e difendono con un sicuro anonimato. E’ quello che potrebbe
capitare, o capita spesso, in diversi paesi. Uno di questi è San Pietro Vernotico, dove coraggiosi
ed onesti cittadini lavorano nell’ombra, in silenzio, con l’umile volontà di adempiere
il proprio dovere. Questi sono i soci dell’associazione “Libera” che, ormai da
anni, continuano con determinazione la loro lotta contro le mafie ed il crimine
organizzato. “Libera Terra”,questo il
nome della cooperativa sociale legata all’omonima associazione, è nata nella realtà sampietrana nel 31
Gennaio del 2008, tramite un bando di concorso indetto dalla prefettura, ed al
quale hanno avuto accesso soltanto nove persone. Da allora, la lotta ma
soprattutto i lavori attuati sui beni confiscati alla mafia sono proseguiti non
senza timori e paure, costringendo alcuni soci ad allontanarsi da questa
realtà. Chi si racconta, è un socio che sin dal momento della sua adesione, ha
avuto il coraggio di andare avanti noncurante delle minacce. Il suo nome è Vincenzo Leone.
“Far parte di Libera vuol dire avere coraggio. Siamo
rimasti in pochi da quando è nata la cooperativa ma, nonostante tutto, abbiamo
creduto nel nostro intento e siamo andati avanti”. Dobbiamo molto a Don Ciotti che, come presidente nazionale,
si muove in prima linea per far conoscere il problema della mafia in tuta
Italia ma soprattutto in Puglia dove contiamo diversi appartamenti su Trepuzzi e Squinzano. Mentre su San Pietro contiamo 40 ettari.”
Queste le prime
rivelazioni fatte da un socio che, ha sì sofferto, ma al tempo stesso è andato
avanti “per la voglia di vivere e per
portare il pane in famiglia”. E’ bene sottolineare in proposito che “Libera”
ha
promosso di recente i materiali ed i beni legati ai territori infiltrati dalle
mafie legate, nel paese di San Pietro, alla Sacra Corona Unita e che lo stesso
Don Ciotti ha voluto supervisionare di persona.
“Nostro sovventore è la Coop”, continua il
socio “alla quale possiamo vendere i
nostri prodotti (olio, vino) per pagare il personale che collabora con noi.
Purtroppo non sempre la gente comprende appieno il nostro operato. Diverse
volte, infatti, ha chiesto se stessimo lavorando per i terreni mafiosi e per i
loro secolari proprietari, non calcolando che prima di tutto lavoriamo per noi
stessi ma, cosa ancora più importante, collaboriamo con Libera”.
Il limite di
confine concettuale, tra gli ettari appartenuti un tempo al crimine organizzato
e la cooperativa di lotta a quest’ultimo, c’è ed è marcato. Purtroppo non
sempre è ben recepito dal popolo, il quale “ha
bisogno di essere educato alla legalità ed essere informato di più in questo
senso. Anche i giovani,” continua il sig. Leone, “hanno paura di far parte di Libera. Riceviamo sempre meno domande di
collaborazione.”
“In fin dei conti siamo soltanto tutori di questi
terreni. A parte la giornata di lavoro non percepiamo null’altro. L’unico
progetto in atto è quello di poter formare una cantina per poter acquisire il
vino che viene prodotto su San Pietro portando benessere alla nostra cittadina,
come ad esempio l’uva di trattamento biologico che produciamo. Purtroppo c’è
molta strada da fare” conclude il socio
“anche se, personalmente, la percorro con passione nonostante i sacrifici.
Portare avanti un terreno, lavorarlo, ha il suo prezzo”.
Queste le
sentite dichiarazioni di un uomo che, non solo porta avanti con Libera gli ideali di giustizia e
legalità, ma soprattutto offre il suo lavoro al raggiungimento di tale
obiettivo. Non sempre tutti i cuori dei cittadini sono sensibili ad un richiamo
di questo calibro, ma bisogna formare ed informare tutti ad un particolare
senso di libertà. E’ fondamentale affermare l’idea di una cooperazione sociale
che vince grazie alla legalità restituendo di cittadini ciò che è stato tolto
con arrogante violenza, affinchè sia possibile un riscatto dell’intera
comunità.
Marco Marangio,
fonte "L’Ora del Salento" del 8 NOV 2009