Genere: Drammatico, Romantico
Attori: Ben Affleck, Olga Kurylenko, Javier Bardem, Rachel McAdams
Regista: Terence Malick
Musiche: Hanan Townshend
Anno: 2012
Durata: 112 min
Voto: ***
Niel (Ben Affleck) si innamora a Parigi di una giovane ballerina russa, Marina (Olga Kurylenko), madre di una bambina. L’amore tra i due, come un moto perpetuo, alternerà momenti di intensa passione a momenti difficili e di crisi.
In contemporanea alla loro ricerca d’amore, un prete (Javier Bardem), smarrito spiritualmente, cerca la sua strada.
Le immagini silenti di Malick colpiscono sempre e lasciano, che lo si voglia o no, qualcosa nello spettatore. Il film, come “The Tree of Life”, è una riflessione sulla vita, ma la si osserva e analizza da una prospettiva differente. The Tree of Life portò sul grande schermo il bellissimo parallelismo tra il macrocosmo (l’universo e la terra) e il microcosmo (la famiglia). Il film era incentrato sulla nascita, dal Big bang all’uomo e su come piccoli eventi possano paradossalmente dare e togliere la vita.
In questa pellicola non si perde questa tecnica analitica del parallelismo, questa volta da un lato c’è l’amore e la fede tra l’uomo e la donna, dall’altro l’amore e la fede tra l’uomo e Dio. Dunque si va oltre la nascita, si mette piede nell’età matura dell’uomo, si medita sulla nascita e la morte dei sentimenti, sia quelli più “terreni” sia quelli più trascendentali. Non si perde lo stile caratteristico di Malick, la complessità e le debolezze dell’uomo sono sempre messe in rilievo, ancora una volta il bel contrasto: il percepibile e l’impercettibile.
Malick avvicina lo spettatore tra suggestive immagini e riprese alla fragilità dei rapporti, l’amore è una forza dirompente ma al tempo stesso fragile e delicata.
Gli elementi che riassumono perfettamente il pensiero del regista/filosofo sono la luce e l’acqua; come erano presenti nel suo lavoro precedente lo sono anche in questo: gli elementi della vita. Elementi essenziali per la vita ma al tempo stesso per vivere. L’acqua e la luce, il padre e la madre, l’ossigeno di ogni essere vivente .
Incantevole la metafora del balletto di Marina. L’elegante balletto è come una poesia, rima su rima, passo dopo passo procede la crescita sentimentale e spirituale, a volte si inciampa e si cade, l’importante è sapersi rialzare.
Molto apprezzata anche la figura dell’uomo malickiano, un uomo incapace di dialogare, un uomo monolitico. Da cornice è sempre presente la natura, tanto amata da Malick, questa volta una natura “sciupata” dall’inquinamento. Buon cast e magnifica fotografia. Purtroppo però il potenziale che avevano le immagini di The Tree of Life si abbassa notevolmente e a volte non riescono bene a trasmettere il messaggio che si trapela tra un fotogramma e l’altro. Una sceneggiatura dunque, scritta dallo stesso Malick, troppo scarna di dialoghi, che avrebbero rinvigorito il film. Entrando in argomenti così complessi la potenza delle sole immagini non è sufficiente. L’occhio del regista si avvicina di più alla vita, tocca con mano i rapporti umani, non è più una riflessione globale come lo era nella pellicola precedente. Dunque le immagini non hanno quella stessa potenza espressiva presente e ammagliante che avevano in The Tree of Life, il regista pone quesiti ma non dà risposte. Critiche a parte la visione del film è indubbiamente gradevole e affascinante, un film impegnativo, un film non per tutti, un’opera toccante e personale.