“Siamo certi che la causa PM10 sia da ricercare nei camini e nei focolai accesi nei campi?”
TORCHIAROLO – Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa pervenutoci dal consigliere di opposizione Nicola Serinelli, Torchiarolo. Il tema è l’ancora discussa situazione ambientale che ruota attorno all’ordinanza sull’accensione dei camini, dopo il famoso caso delle polveri sottili su Torchiarolo:
“Accade spesso di doversi vergognare di amministrare una realtà locale quando ci si trova davanti a situazioni particolari per uscire indenni dalle quali occorre una forte dose di coraggio, intraprendenza e soprattutto di cristiana pazienza. Ciò è tanto più grave (perciò reclama una sana reazione) quando si ha a che fare con “soggetti” che, amministrando il paese, pensano di poterlo fare quasi fosse “res propria” e non “res publica”, per cui decidono in pochi, senza mai coinvolgere quanti hanno pieno titolo ad essere coinvolti, in quanto eletti democraticamente dai cittadini. E’ accaduto ancora una volta in Torchiarolo per una questione delicata, quanto attuale e controversa: l’inquinamento da polveri sottili, in particolare le misure messe in atto dalla Giunta per abbatterlo o contenerlo a mezzo di ordinanze divieto accensione fuochi e camini. Avendo la passione per la bici mi accade spesso di imbattermi in situazioni che coinvolgono e “condizionano”, senza neanche volerlo. Giorni fa sono stato fermato da alcuni agricoltori intenti a lavorare nei campi; palesavano tutta la loro rabbia e delusione, non solo per colpa della crisi che attanaglia ancor di più il loro status di cittadini “onesti lavoratori”, ma anche perché resi oggetto, in questi ultimi giorni, di scarno e derisione da parte di colleghi dei paesi limitrofi. Le ragioni del loro disappunto? a distanza di appena mezzo metro dai colleghi agricoltori Squinzanesi, Leccesi o Sanpietrani, i “nostri” sono penalizzati da provvedimenti sindacali che li pongono nelle condizioni di non poter “delinquere” a danno dell’ambiente. Chi conosce il territorio di Torchiarolo sa bene quanto siano particolari i suoi confini, alquanto frastagliati; l’agro del Comune infatti si insinua in quel di Lecce, Squinzano e San Pietro V.co; consegue che il territorio di competenza di questi ultimi tre comuni si “insinua” sin sotto le prime case di Torchiarolo. Accade perciò di assistere a situazioni che rasentano il grottesco: a distanza di pochissimi metri infatti si determinano (grazie all’intellighentia degli amministratori torchiarolesi) situazioni assurde. La colpa? le ordinanze emesse dal Sindaco, dopo il nulla osta della Giunta (reso con delibera 213 del 09/10/2012) relative alle “Misúre per ridurre la concentrazione di inquinanti nell’ambiente del territorio del Comune di Torchiarolo “; con dette ordinanze in sostanza si vieta l’accensione di fuochi nelle campagne, nonché l’accensione dei camini nelle case (fatte salve quelle che non hanno altre fonti di riscaldamento). Dette ordinanze (che valgono evidentemente per il solo teritorio di Torchiarolo), espongono non solo alla derisione dei ns concittadini (costretti a sorbirsi persino gli sfottò dei confinanti) ma li pongono anche in situazioni di disparità dal momento che, i “confinanti forestieri”, non essendo assoggettati ad alcun limite, avvalendosi, a loro dire, anche delle disposizioni regionali relative alla distruzione sul posto di materiale vegetale infetto (Det.238/11 – Bur 40/2011) possono serenamente accendere e spegnere fuochi, focherelli e falò, a differenza dei ns concittadini, costretti invece a dover ossequiare disposizioni che potevano pure avere senso e ragione, se però attivati al di là dei ristretti confini comunali. anche dai colleghi dei paesi limitrofi. Dinnanzi a siffatta situazione é lecito allora chiedersi: quale e quanta credibilità ed affidabilità possono avere le due ordinanze sindacali se a pochi metri da Torchiarolo, sia nelle campagne che nei centri abitati di Squinzano, San Pietro e Lecce, tale “vincolo” non sussiste? e poi quale affidabilità possono avere i dati raccolti o da raccogliere sulla stessa città di Torchiarolo dal momento che il divieto di accensione camini non si applica a tutte le case visto che restano escluse quelle nelle quali non vi sono altre fonti di riscaldamento? Siamo certi, come sostiene l’ARPA, che la causa delle polveri sottili (PM 10) sia da ricercare nei camini e nei focolai accesi nei campi? o non possano essere anche altre fonti che pure avvinghiano il nostro territorio? pensiamo per esempio agli insediamenti industriali dell’ex Montedison, alla centrale Brindisi nord, a quella di Cerano, al traffico, a scorrimento veloce e continuo sulla superstrada (realtà che passa sostanzialmente sul nostro territorio), all’impianto inceneritore dei prodotti farma-sanitari che insiste lungo la Squinzano / Casalabate, al cementificio sito sulla Squinzano/Cerrate, alle cave di pietra a sud del paese, al traffico automobilistico locale, agli impianti di cementificio a nord e ad est del centro abitato ecc. Sicuramente l’incidenza dei camini (ma non solo quelli di Torchiarolo) e dei falò delle campagne, riveste una parte di responsabilità (in ordine al fattore inquinante) che comunque non può essere superata o combattuta a furia di ordinanze. Se solo si fosse avuto più rispetto e maggior considerazione dei consiglieri comunali, facendo ricorso al “consiglio” degli stessi, come indirizzo su un tema rilevante che interessa tutti, ci sarebbe stata sicuramente un’opportunità in più per riflettere insieme sul delicato problema, individuando percorsi più lineari e soprattutto più efficaci nell’interesse di tutti; si sarebbe avuta, altresì, l’opportunità di comprendere e far comprendere che, al di là e al di sopra delle ordinanze di divieto, poteva essere più efficace sensibilizzare (con manifesti pubblici affissi nei campi o consegnati ai proprietari di caminetti con i quali sollecitare attenzione nel governo del problema, nell’interesse della propria e dell’altrui salute, per non bruciare, per esempio, foglie ancora verdi, impregnate di prodotti chimici, per non bruciare legna proveniente da fonti inquina te, o intrisa di solventi, comunque di adottare tutti quegli accorgimenti dettati dal buon senso, nella direzione del rispetto dell’uomo e dell’ambiente. Continuare, come ormai si fa da tempo a Torchiarolo, ad emettere ordinanze di divieto trincerandosi dietro il… “così dispone la norma regionale”, o questo esige il direttore dell’ARPA, vuol dire continuare a non comprendere quale sia la funzione di un ente locale e di un Sindaco che é, e deve essere, prima di tutto, “agenzia educativa” sul territorio, a difesa della promozione dei diritti/doveri di tutti i cittadini. Così come non si é ancora compreso che non é proprio opportuno usare la giustificazione del “così dispone la legge”, come arma per “vincere”, semmai dovrebbe farlo per “convincere” (vincere insieme). Occorre tenere sempre presente che una verità, per quanto giusta e valida, se viene offerta in modo arrogante (ordinanza) ferisce, irrita e suscita atteggiamenti di rifiuto, specie quando produce sperequazioni tra cittadini aventi stessi diritti e analoghi doveri, così come sta accadendo per le ordinanze sui fuochi nelle campagne e sui camini, dopo aver assistito a quella “estemporaneamente estiva” … sui cani. Comprendo perciò il disagio e la rabbia di quegli agricoltori che reclamano, a ragione, equità di trattamento, oltre che rispetto dei propri diritti. Prima di ogni repressione occorrerebbe infatti promuovere la prevenzione e la buona educazione, in ogni ambito, indi anche e soprattutto in quello del rispetto per l’ambiente. La storia insegna che i divieti senza una preventiva azione di promozione culturale servono a ben poco, comunque rischiano di non conseguire gli obiettivi per i quali si attivano poi talune forme repressive. Spiace che il nostro paese continui a salire alla ribalta delle cronache solo per iniziative inopportune (a proposito: vorremmo tanto sapere chi consiglia il Sindaco). Per tornare alla questione camini; siamo sicuri che così continuando avremo “dati oggettivamente e scientificamente validi” per capire se, come, quando e quanta incidenza possano avere i camini nel delicato capitolo dell’inquinamento da polveri sottili? dal momento che altri camini dei comuni vicini fumano, indisturbati? e quale credibilità possono avere i dati della stessa città di Torchiarolo se non sappiamo neanche quanti camini potranno accendersi perché “derogati” dal divieto, essendo l’unica fonte di riscaldamento? e poi quanta credibilità e serietà si può conseguire se a pochi centimetri dal territorio comunale altri cittadini (agricoltori) delle vicine Squinzano, Lecce e San Pietro V.co continuano, senza limiti, ad accendere i proprio i falò? Non sarebbe stato più opportuno cercare un’intesa tra i Comuni confinanti per adottare (una volta ritenute valide le tesi dei dirigenti di ARPA PUGLIA), analoghi provvedimenti per tutti i cittadini dei Comuni vicini? e ciò per un senso di equità, di giustizia, di credibilità, di opportunità e di buon senso? O forse i fumi e le polveri provenienti dai comuni vicini si bloccano per “ordinanza divina” al limitare del nostro territorio?Intanto anche per questo inverno si prospettano su Torchiarolo giorni rigidi, bui e tempestosi, non solo per colpa dei falò e dei camini che dovranno restare spenti per i diktat sindacali, ma soprattutto per colpa di alcuni che dinnanzi a problematiche così complesse non han saputo far altro se non attivare i divieti, che resteranno sicuramente solo sulla carta, dal momento che da noi tutto, o quasi tutto é consentito. Ah, dimenticavo: chissà che fine han fatto i contributi erogati dalla Regione, un bel pò di tempo fa, destinati ai Filtri per i camini di Torchiarolo; saranno stati già stati “filtrati” o bruciati anche quelli?
COMUNICATO STAMPA NICOLA SERINELLI – CONSIGLIERE COMUNALE PROGETTO PER TORCHIAROLO