Iniziato il countdown per l’appuntamento con la storia italiana. Già, poiché senza usare alcun eufemismo, il 4 dicembre gli italiani (e, ahimè, anche la gran parte degli italioti) decideranno la più delicata ed importante modifica al cuore della propria Repubblica, ancora per poco, democratica. Sarò chiaro con il lettore: qualora non sia stato eccessivamente chiaro negli ultimi post qui pubblicati, “Prima Pagina” dice “NO” alla discutibile e disastrosa riforma scritta a quattro mani da Boschi e Verdini. Inutile dire quanto la (schi)forma costituzionale sia da bocciare sul nascere. Enuncio qualche breve punto fondamentale di seguito.
– Una riforma costituzionale degna di questo sarebbe dovuta nascere non solo da un Governo regolarmente eletto (il governissimo di Renzi non è passato per le urne), ma sopratutto da un’assemblea costituente eletta per l’occasione. Invece la stessa è stata ideata, redatta da ministri e politici della maggioranza.
– Tralasciando, ad essere fin troppo buoni, madonna Etruria (al secolo Boschi), fra i firmatari della (schi)forma spicca un tal Verdini, pluri indagato. I padri costituenti, da Calamandrei a Pisanelli, si staranno rivoltando nelle rispettive e rispettabili tombe, giacché mai avrebbero immaginato che in un futuro la Costituzione potesse essere modificata in maniera profondamente radicale da soggetti di tale calibro;
– Checché ne dicano i miopi (anche qui, ad essere buoni) sostenitori del SI, gli italiani (ed anche gli italioti) non avranno più la possibilità di scegliere i rappresentanti del Senato poiché i futuri senatori verranno scelti dai Consigli regionali e dai Comuni. La storia più recente ci ha infatti insegnato quanto consiglieri e sindaci siano attualmente la classe politica più indagata e quindi peggiore degli ultimi decenni. Ma dalla Storia nessuno ha mai appreso nulla, quindi…
Questi sono soltanto tre punti essenziali per cui lo scrivente, e di riflesso “Prima Pagina”, sono a favore del “NO”. Per i prossimi 60 giorni che ci separano dalle urne cercheremo assieme di comprendere nel dettaglio quali danni potrebbe portare la (schi)forma renziana. Vero è, che lo scenario che abbiamo dinanzi è tutt’altro che chiaro e limpido. Se da un lato c’è una buona fetta degli italiani che dichiara a gran voce il proprio “NO”, dall’altra si ha una folta schiera di indecisi (quelli del “NI” alla Bersani per intenderci, gli stessi che Renzi vorrebbe conquistare) ed una altrettanto folta schiera di potenziali astenuti che non avvertono la pericolosità di una riforma come questa. Per il resto, ad oggi, c’è solo il buio. L’importante sarà trovare qualche lume in più da accendere.