Tanto s’è detto, tanto s’è letto nelle ultime ore circa l’omicidio di Noemi Durini. Con un rapidità travolgente, ogni cittadino è divenuto, così a random: commentatore, opinionista, fotografo, giornalista, avvocato, magistrato, psicologo, psichiatra, veggente, inquisitore. A ragione del tanto veleno e livore profusi nella “corsa” alla gogna mediatica, “Prima Pagina” rende noto ai propri lettori che non interverrà in alcun modo nel merito della vicenda, eccezion fatta per l’emanazione della sentenza.
Tanto è inquinato il sistema mediatico (anche e sopratutto locale), tanto è inquinata la società (in)civile, tanti sono gli “avvelenatori di pozzi” (cit. Enrico Mentana, nda), che ci esentiamo dal dare notizie in merito. Ad oggi, l’unica via percorribile è quella di lasciare l’arduo compito agli organi di Giustizia competenti affinché operino nel modo più retto possibile, stando lontani dai riflettori dei mass media (ove possibile).
Fra tutti i commenti e le considerazioni, la considerazione che ha marcato maggiormente l’opinione pubblica è che tale efferato delitto sia espressione di una civiltà medievale. Per quel che mi riguarda, oltre all’atroce omicidio, di medievale vi sono stati commenti di istigazione alla violenza ai danni dell’assassino stesso con annessa folla animalesca ed inferocita all’uscita della caserma dei Carabinieri (inspiegabilmente inermi e sprovvisti di un qualsiasi tipo di intervento al fine di arginare la protesta) della stazione di Specchia, oltre ad un intervento mediatico con intervista in diretta di una, cosiddetta, “veggente”.
Per questo “Prima Pagina” osserverà il silenzio stampa, a considerazione del fatto che tutti siamo/sono colpevoli di tali episodi nella misura in cui nuclei famigliari, contesti sociali, organi competenti e strutture istituzionali del settore vengono meno al loro dovere al fine di prevenire episodi di tal fatta.