Renzusconi vs il giornalismo: è la stampa, bellezza!

matteo renzi, consip, tiziano renzi, renzusconi, banca etruriaPrima Ferruccio De Bortoli, poi Marco Lillo. Pare che tutto d’un tratto alla politica italiana non scenda il fatto che i giornalisti facciano una semplice cosa: il proprio mestiere.
Non che prima il rapporto fosse più cristallino. Appare però evidente che i due casi più importanti delle ultime settimane, intercettazioni Consip e banca Etruria, sono stati narrati e documentati nella loro completezza da due libri: “Poteri forti” (De Bortoli) e “Di padre in figlio” (Lillo).
Un paese normale proverebbe nient’altro che orgoglio nell’avere giornalisti che compiono il proprio dovere nei confronti dei lettori e dei cittadini: scalfire la superficie del potere scovando omissioni e segreti.
Ciò fa comprendere quanto l’Italia sia un paese che è ben lungi dall’essere normale e, probabilmente, non lo sarà mai dando pertanto libero sfogo ad esternazioni sia dei politici che sono coinvolti sia dei politici “astanti” alle vicende. Che poi Italia atteggiamenti abbiano la caratteristica di essere qualunquiste e demagogiche poco importa.
Fra tutti gli interventi spicca, guarda un po’, quello di Renzi. Con un post su facebook ,prima, e con l’ormai fomat tragicomico di #matteorisponde ha difeso non solo se stesso, non solo il Renzi senior, ma anche Boschi padre e figliola.
Che il premier ombra, aka segretario PD, avesse la qualifica politica di “renzusconi” era cosa nota da tempo, viste le assonanze democristiane che da sempre lo hanno accomunato al famoso cavaliere.
Contro il libro di De Bortoli, però, Renzi jr ha dato il meglio di sé. Affermare che il caso di banca Etruria sia stato propizio per fini di marketing allo stesso libro inchiesta, che il tutto è solo accanimento mediatico, non fatto altro che confermare l’imbarazzante clonazione di Berlusconi quale lui è. Con l’aggravante che Renzi jr proviene da un partito generato dalle macerie deflagrate di una sinistra claudicante.
Per non parlare, poi, dell’atteggiamento avuto nei riguardi del Fatto Quotidiano. Bene ha fatto il direttore Marco Travaglio nell’ultima puntata di “Di martedì” (16 maggio) nel delineare quanto sia paradossale il rapporto che la politica italiana ha da sempre avuto nei confronti del giornalismo.
Ricordo quando, ancora sindaco di Firenze, Renzi fece visita in casa al Cavaliere. Dicevo a tutti, fra parenti, amici e conoscenti , che Renzi di lì a poco sarebbe divenuto il “figlioccio ideologico” dell’inquilino di Arcore. Mi sbagliavo: è ormai divenuto Berlusconi in persona. Più di Berlusconi stesso.

Marco Marangio

giornalista pubblicista, dottore in Lettere Moderne, amministratore del blog Prima Pagina, autore di "Percorsi" (Albatros Il Filo, 2010) e di "Matteo Renzi - La parola sono io (Effigi editore, 2018)

I commenti sono chiusi.