“Terremoto Roma”, ma in senso politico. Dalla liberazione di Silvia Romano, al caos Navigli, fino all’altro virus: le mafie.
Silvia Romano liberata, nella “gabbia” delle critiche
Più giornalisti, delle iene. Ad appena poche ore dalla notizia resa ufficiale dal premier Conte del ritorno in Patria di Silvia Romano, le “iene” del giornalismo non tardano a farsi sentire. Primi fra tutti, “Il Giornale” e “Libero“.
E’ bene però non chiamarli giornali. Tali quotidiani, occupano la cronaca nazionale non per le notizie che pubblicano, ma per come le pubblicano.
Quando non minacciano, insultano. Quando non insultano, sbeffeggiano. Non si arrestano neppure dinanzi ad una notizia che non dovrebbe avere né colore politico, né scuole di pensiero.
L’ Ordine dei giornalisti (di cui purtroppo faccio parte) dovrebbe prendere serie ed irreversibili posizioni. Tutto il resto è connivenza. Più che “terremoto Roma“, bisognerebbe smuovere indignazione e buon senso.
Milano e il caos dei Navigli
Ad appena una settimana dall’inizio della Fase 2, il caos bussa alle porte di Milano. E’ la movida incontrollata dei Navigli. Il sindaco Sala minaccia di chiuderli, l’infettivologo Massimo Galli avverte che la situazione potrebbe essere esplosiva: “una bomba pronta a esplodere”.
Intanto, nella scorsa settimana, la Lombardia ha da sola fissato il trend nazionale.
Il grafico indica che, in data 6 maggio, la regione Lombardia ha registrato più di 1400 nuovi casi positivi. Eppure si contesta Conte, reo di “tenerci in casa”.
L’altro virus: le mafie
Ricordate quando, circa due mesi fa, l’Italia si svegliò con l’emergenza carceri?
Mentre lo Stato si preparava a gestire l’emergenza più grave della Storia, contestualmente in tutta Italia vi furono rivolte nelle carceri. Non una semplice e casuale scazzottata fra detenuti e forze dell’ordine, ma una vera e propria sommossa organizzata e finalizzata all’evasione.
Dal nord ad sud, i detenuti si erano organizzati fra loro per fuggire dal carcere. Cogliendo l’occasione del momento di crisi causa Covid, i criminali insorsero nonostante tutto. Nonostante il loro regime detentivo. A distanza di settimane, c’è poi stata la scarcerazione di alcuni boss in regime 41 bis. La crisi del virus ne ha generato un altro.
Sui tavoli delle Procure c’è una lista di oltre 370 nomi: sono i carcerati usciti durante l’epidemia, che adesso il ministro Alfonso Bonafede vorrebbe riportare in cella con un decreto legge. Da qui in poi, si vedrà che il “terremoto Roma” farà vibrare qualcosa di più grosso.